Hai presente quella sensazione di tuffarti (sì, proprio tuffarti!) in acqua cristallina, né troppo pungente né troppo blanda sulla pelle? Ecco, gran parte di quella piacevolezza dipende da un valore che sembra astratto ma comanda l’intero equilibrio dell’acqua: il pH.
In questa guida scioglieremo ogni dubbio: parleremo di numeri, strumenti, trucchi del mestiere e piccoli incidenti di percorso da evitare. Alla fine, saprai controllare il pH quasi a occhi chiusi… o perlomeno senza troppa fatica.
Perché il pH conta davvero
Se la piscina fosse un’orchestra, il pH sarebbe il direttore: quando è fuori scala, cloro e prodotti chimici “stonano”, la pelle si irrita e i rivestimenti soffrono. Vale la pena ricordarlo? Certo che sì, perché è fin troppo facile dare per scontata questa piccola sigla.
Un pH corretto:
- mantiene l’azione disinfettante del cloro al suo massimo picco;
- protegge pelle, occhi e costumi dall’effetto “carta vetrata” o, al contrario, “saponetta”;
- evita incrostazioni di calcare o corrosioni che, nel tempo, presentano un conto salato.
Ultimo aggiornamento 2025-06-29 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Lo sai che il costo annuo di prodotti chimici può pure raddoppiare se il pH vaga fuori rotta? È un dato che fa riflettere e spinge chiunque a tenere sotto controllo quel numeretto tanto modesto quanto decisivo.
Conosci i numeri ideali
Molti proprietari di piscina si sentono sicuri nel dire “Il pH dev’essere 7”. Non è del tutto esatto. La fascia consigliata oscilla tra 7,2 e 7,6. Perché non più basso? Perché l’acqua diverrebbe aggressiva; perché non più alto? Perché il cloro perderebbe mordente.
Conseguenze di un pH troppo basso
- Metalli e rivestimenti possono corrodersi.
- Gli occhi bruciano al primo sguardo sott’acqua.
- Il liner in PVC accelera l’invecchiamento.
Conseguenze di un pH troppo alto
- Il cloro diventa pigro e bisogna continuare ad aggiungerne.
- Sulle pareti appare una patina biancastra di calcare.
- L’acqua si intorbidisce, preludio a quel verdognolo tanto temuto.
Strumenti per la misurazione
Prima di entrare in dettaglio, fermiamoci un attimo: quanti modi esistono per misurare il pH? Tre, in sostanza.
- Strisce reattive: rapide, economiche, ideali per un controllo quotidiano.
- Prodotti a reagente liquido: più accurati, richiedono qualche secondo in più e una mano ferma.
- Tester digitale: professionale, mostra un valore numerico preciso; necessita taratura periodica.
Scegliere lo strumento giusto significa bilanciare budget, tempo a disposizione e desiderio di precisione. Chi gestisce un impianto condominiale preferirà il digitale, mentre per la piccola piscina domestica le strip possono bastare.
Preparazione: prima ancora di fare il test
Sembrerà banale, ma il dove e il quando prelevi l’acqua influenzano la lettura. Punta a metà profondità, lontano dallo skimmer e con la pompa in funzione da almeno mezz’ora.
È mattina? Allora il valore potrebbe risultare leggermente più basso: l’anidride carbonica si scioglie meglio nell’acqua fresca della notte. Un piccolo trucco stagionale? In pieno agosto, misura la sera, quando il sole ha dato tregua. Così eviti falsi allarmi.
Usare le strisce reattive
- Apri il barattolo soltanto per il tempo necessario; l’umidità è nemica dei colori.
- Immergi la striscia a braccio teso per due secondi, poi scuoti via l’eccesso di acqua senza toccare l’indicatore.
- Aspetta il tempo indicato (di solito 15 s): sembra breve, ma quel quarto di minuto fa la differenza tra “ok” e “sballato”.
- Confronta la colorazione con la scala sul barattolo, tenendo le mani all’ombra per evitare riflessi ingannevoli.
Un consiglio da “vecchi bagnini”? Tieni un quaderno vicino alla pompa e segna data, ora e risultato. Rileggere quelle note ti aiuterà a individuare schemi ricorrenti.
Reagente liquido: precisione manuale
Chi ama il tocco “da laboratorio” apprezza il sistema a gocce. Riempire la provetta fino alla tacca giusta è un’arte in miniatura: pochissimi millimetri in più alterano il valore. Il procedimento, però, diventa quasi una meditazione:
- Raccogli il campione d’acqua.
- Aggiungi le gocce di reagente (in genere phenol red) seguendo le istruzioni.
- Agita delicatamente.
- Avvicina la provetta a un fondo bianco e leggi il colore: rosa tenue? pH 7,2. Rosso ciliegia? Stiamo salendo troppo.
La magia sta nelle sfumature: più pratichi, più l’occhio distingue quel mezzo tono che fa passare da 7,4 a 7,6.
Tester digitale
Se ami gadget e numeri al decimo di unità, il tester digitale fa al caso tuo. Però non basta pigiare il tasto ON:
- Calibrazione: una volta al mese, con soluzioni tampone da 7 e 4.
- Pulizia dell’elettrodo: acqua distillata, asciugatura delicata; mai strofinare.
- Batterie: controlla che non si scarichino proprio il weekend di Ferragosto.
Il display restituisce il valore in pochi secondi e ti risparmia l’interpretazione cromatica. Vale la spesa? Dipende da quanto ami l’esattezza e da quante volte usi la piscina: per feste frequenti o famiglie numerose, il digitale diventa un alleato prezioso.
Interpretare i risultati e correggere il pH
Hai ottenuto il tuo numero. E adesso? Se il pH sta dentro 7,2-7,6, sorridi e goditi la giornata. Se sfora, intervieni con calma.
- pH alto (>7,6): serve riduttore a base di acido secco o liquido (bisolfato di sodio o acido muriatico). Scioglilo in un secchio, versa lentamente con pompa accesa, aspetta un ciclo completo (4-6 h) e misura di nuovo.
- pH basso (<7,2): occorre incrementatore (carbonato di sodio o bicarbonato specializzato). Anche qui, dissolvi prima e fai girare l’acqua.
Ricorda: un intervento alla volta. È tentante correggere e subito dopo ricontrollare, ma l’equilibrio chimico impiega qualche ora a stabilizzarsi.
Errori comuni da evitare
- Test troppo ravvicinati: misurare ogni mezz’ora crea ansia e confusione. Attendi sempre il ricircolo completo.
- Campione prelevato vicino allo skimmer: l’acqua lì è più ricca di cloro e falserebbe la lettura.
- Dimenticare il fattore temperatura: con 30 °C il cloro evapora più in fretta, il pH tende a salire.
- Non registrare i dati: la memoria inganna, il quaderno no.
Sembra un elenco di banalità? Forse, ma sono proprio queste piccole sviste a far impazzire i principianti (e non solo loro).
Domande frequenti… e qualche risposta sincera
“Posso usare un pHmetro da acquario?”
In teoria sì, ma l’acqua di piscina ha concentrazioni chimiche diverse; la sonda si usura più in fretta.
“Se piove devo misurare di nuovo?”
Meglio, soprattutto dopo un acquazzone estivo: la pioggia leggermente acida può abbassare il pH di mezzo punto in un colpo solo.
“Il mio pH è stabile, ma il cloro fatica: colpa sua?”
Spesso sì. Un pH 7,8 riduce l’efficacia del cloro a meno del 50 %. Controlla, correggi e vedrai tornare il profumo di piscina “pulita”.
Un pizzico di manutenzione preventiva
Non tutto gira intorno al pH, ma il pH gira intorno a tutto. Mantieni puliti filtri e skimmer, controlla il livello dell’acqua e spazzola le pareti una volta a settimana. Un’acqua ben filtrata è più docile, richiede meno correzioni chimiche e ti fa risparmiare.
Un aneddoto? Un mio vicino ignorava il pH perché “l’ha sempre fatto il cloro”. Dopo due stagioni ha cambiato liner e pompa a causa del calcare incrostato. Il preventivo gli è costato più di dieci anni di riduttore pH. Vale la pena rischiare?
Conclusioni
Misurare il pH non è una scienza occulta né un passatempo per chimici: è il gesto quotidiano che allunga la vita alla tua piscina, ai tuoi accessori e, sì, anche ai tuoi momenti di relax estivo. Oggi stesso, metti in tasca una striscia reattiva o accendi quel tester digitale: pochi secondi ora equivalgono a ore di bagno sereno domani.